Letteratura

La letteratura picaresca e la storia degli antieroi

Fin dai suoi esordi, la letteratura racconta l’essere umano in tutte le sue sfaccettature. Ne evidenzia i desideri, i sogni e le emozioni, analizzandoli da un punto di vista poliprospettico.

La letteratura altro non è, insomma, che la storia dell’uomo. Una storia in cui non solo tutti noi possiamo riconoscerci, ma anche grazie alla quale possiamo imparare per allargare la nostra conoscenza del mondo e di chi ne fa parte.

I romanzi e le opere letterarie infatti possono dar voce a tutti i tipi umani, anche a quelli che non riescono ad affermarsi così come la società vorrebbe. Si tratta di antieroi che sopravvivono, si adattano e lottano incessantemente contro le difficoltà.

Il filone narrativo che ha cambiato inesorabilmente le sorti del romanzo europeo, dando spazio anche alla voce dei “vinti”, si ritrova in un genere letterario che nacque in Spagna verso la metà del XVI secolo: il genere picaresco.

La nascita della letteratura picaresca

Generalmente il Rinascimento è considerato il periodo in cui rinnovamento spirituale e intellettuale risvegliarono l’Europa all’indomani di quelli che vengono chiamati i “secoli bui” del Medioevo.

Questo fervente mutamento però toccò solo in minima parte la Spagna che, nel corso del XVI e del XVII secolo, era ancora attanagliata da carestie e sconvolta dalla miseria. Mendicanti, prostitute, criminali costellavano il panorama sociale del periodo, caratterizzato inoltre da un’aspra disparità tra i ricchi e i poveri.

Solo a partire dal Settecento il Paese iberico si sarebbe liberato dal fardello precedente, abbandonando così il clima di angoscia provocato soprattutto dalle persecuzioni dell’Inquisizione.

Durante il XVI secolo quindi la letteratura iniziò a produrre lavori che misero in luce il chiaro contrasto tra i nobili i quali, nonostante le loro cattive azioni, rimanevano impuniti, forti dei loro privilegi, e i poveri, costretti a scontare la propria pena e a pagare anche per le malefatte altrui.

Le caratteristiche della letteratura picaresca

Il romanzo picaresco quindi racconta la lotta per la sopravvivenza del protagonista, il “picaro”, da cui prende il nome il genere letterario.

Il “picaro” o antieroe

Ma come viene descritto lo sfortunato personaggio principale della vicenda?

L’etimologia del termine “picaro” è ad oggi ancora incerta. Probabilmente deriva da “picard“, nome dell’abitante della Piccardia, una regione della Francia settentrionale. Nel Medioevo “picard” aveva un senso dispregiativo, infatti indicava una specie di servitore proveniente dagli strati sociali più bassi.

Picaro de cocina, ca. 1620, Francisco Lopez Caro

Nel genere picaresco allora il picaro è un individuo di bassa estrazione sociale, astuto, privo di scrupoli e dalla dubbia moralità.

Questo personaggio è l’opposto dell’eroe cavalleresco, modello per eccellenza di virtù e valori positivi. Il picaro racconta la propria esistenza, a partire dalle origini, rivelando con crudo realismo la dura vita che è costretto a condurre a causa della sua condizione. Il protagonista quindi sovverte i codici di comportamento della classe nobile, agendo con l’inganno, la furbizia e l’egoismo.

La miserabile vita del picaro

Il picaro affronta la vita tra avventure e disavventure, muovendosi in ambienti meschini e volubili. Egli, privo di educazione e di una precisa funzione sociale, cambia spesso padroni in un’incessante lotta per la sopravvivenza.

La narrazione vede il protagonista alieno da tutti i più teneri sentimenti e dai più nobili valori. È destinato a rimanere un primitivo, senza una qualsivoglia crescita morale e spirituale.

La miserabile vita del picaro altro non è che il modo per descrivere la disgregazione della società spagnola, una società che relegava i meno abbienti ai margini, costringendoli a rimanere sempre uguali a se stessi e ancorati ai propri confini.

Il tono semiserio della narrazione e l’autobiografismo

All’interno delle produzioni appartenenti a questo genere letterario, si incontrano diversi toni narrativi: a momenti comici si alternano quelli tragici ed eroici. Il risultato appare quindi a tratti grottesco e umoristico.

Con un’amara risata si può svelare quello che secoli dopo Pirandello avrebbe chiamato “il sentimento del contrario”, ossia la capacità di comprendere le motivazioni e le cause che si celano dietro a un comportamento apparentemente strano e inusuale.

Ciò, nel nostro caso, sottintende a una critica nei confronti della società che in quel periodo storico trattava i poveri alla stregua di schiavi.

Gli autori dei romanzi picareschi però non danno giudizi in prima persona: la narrazione infatti è svolta in prima persona da parte dello stesso picaro. L’autobiografismo è quindi un’altra caratteristica di questo genere.

In questo modo l’autore aveva una maggiore libertà di espressione e proiettava i propri pensieri sul protagonista, scaricando di fatto a lui la responsabilità per ciò che affermava.

Il primo romanzo picaresco: “Il Lazarillo de Tormes”

L’archetipo narrativo del genere picaresco è senza dubbio il Lazarillo de Tormes, apparso nel 1554 da autore anonimo. All’interno di questo romanzo si trovano tutte le caratteristiche fondamentali del genere.

Lazaro, il protagonista, è infatti un giovane squattrinato proveniente da una famiglia di bassa estrazione sociale. Il ragazzo racconta la sua vita fin dalla sua infanzia: a soli 11 anni viene affidato dalla madre a un cieco per diventare suo servitore. L’uomo però lo tratta male, picchiandolo e lasciandolo per giorni senza cibo.

Da quel momento in poi inizia la lotta alla sopravvivenza del protagonista. Lazaro infatti presterà servizio presso vari padroni avari e meschini: uno scudiero, un frate che commercia bolle pontificie, un pittore, un cappellano, un ufficiale giudiziario e infine un arciprete. Grazie a quest’ultimo diventerà un banditore di vini e ne sposerà la serva che però dovrà dividere col padrone in cambio di una sicurezza economica.

Lazaro affronta quindi una vita di stenti che riesce a fronteggiare solo attraverso la sua astuzia e l’assenza di moralità, a causa della quale commette svariate azioni illecite.

L’attenzione del romanzo è perciò rivolta alla rappresentazione di una spietata realtà in cui prevalgono ipocrisia, miseria umana e spregiudicatezza.

La fortuna del romanzo picaresco

Non è scorretto pensare che senza il romanzo picaresco probabilmente il romanzo moderno non sarebbe venuto alla luce.

La letteratura picaresca infatti è stata il trampolino di lancio della narrativa successiva: se fino a quel momento i generi cavallereschi, religiosi e filosofici avevano dominato la scena, grazie al romanzo picaresco si spianò la strada verso la modernità.

Nel Seicento infatti Cervantes avrebbe scritto quello che si può considerare il primo romanzo moderno: Don Chisciotte della Mancia.

Nel Settecento poi sarebbe nato il romanzo d’avventura (pensiamo a I viaggi di Gulliver di Swift o a Robinson Crusuoe di Defoe).

Non solo. Nel resto dell’Europa i romanzi picareschi ispirarono autori come Zola e Verga, i quali nelle loro opere realistiche rappresentarono protagonisti sfortunati a causa della loro posizione sociale.

Uno spirito di denuncia per lottare contro le ingiustizie influenzerà anche la nascita dei più conosciuti romanzi storici e horror, fino ad arrivare al genere thriller.


Ti piacerebbe leggere altri articoli di Letteratura? 🙂 Allora consulta la nostra sezione dedicata!

Seguici anche sulle nostre pagine Facebook e Instagram 🙂

©RIPRODUZIONE RISERVATA

3 commenti

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: