
FilologHolmes
Possiamo iniziare ad addentrarci nei meandri della filologia partendo da una similitudine. Come un investigatore si mette al lavoro per risolvere un caso misterioso, sia esso un omicidio o una scomparsa, un filologo si mette all’opera per scoprire la verità nascosta tra le righe di un testo. Entrambe le figure indagano con l’obiettivo di risolvere un oscuro mistero.
Spesso leggiamo un libro senza chiederci come sia nato oppure credendo che l’autore l’abbia scritto senza la minima difficoltà, dando libero sfogo alla propria creatività. In realtà, dietro a qualsiasi opera si nasconde un retroscena complesso, frutto di una grande fatica. Infatti, prima di essere pubblicato, un testo viene pensato, scritto, rielaborato e rifiutato più volte e, spesso, lascia dentro di sé le tracce di questo percorso. Queste tracce sono nascoste ed è compito del filologo scoprirle, formulando delle ipotesi: è un po’ come se entrasse nel laboratorio di uno scrittore e, quasi, nella sua mente.
Iniziamo a entrare nella scena del crimine (testuale!) partendo proprio dalle basi e dando dunque una definizione. Il termine «filologia» deriva dal latino «philologĭa» che significa «amore per lo studio». In generale, può essere definita come la disciplina che mira a ricostruire e a interpretare i testi, con un metodo scientifico. L’oggetto dell’indagine è dunque il testo: il principale sospettato deve essere interrogato in ogni sua parte, tenendo sempre conto del contesto che lo circonda. Il risultato del lungo processo di ricostruzione e di interpretazione è l’edizione critica di un’opera, che poi noi leggiamo comodamente seduti.
Un bravo investigatore deve sapere come muoversi e conoscere gli strumenti del suo mestiere: lo stesso discorso vale per il filologo. Per risolvere un caso bisogna infatti procedere con estrema cautela, raccogliendo prove e indizi, prima di agire.
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4 commenti
Gloria
Accattivante la metafora su Sherlock !
Erika Dumas
Grazie di cuore Gloria!
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