Cinema e Serie tv

Serie tv. A scuola si può!

Le serie tv sono considerate ad oggi un vero e proprio fenomeno di massa su scala globale in virtù dell’elevatissimo impatto culturale che esercitano.

Un intrattenimento a portata di click

Quante volte sentiamo il bisogno di staccare la spina dal lavoro o dallo studio? Quante volte soddisfiamo questa necessità ricorrendo a un genere d’intrattenimento che concilia mezzo narrativo e mezzo espressivo in maniera spesso assai coinvolgente?

E pensare che fino a pochi anni fa avremmo preso tra le mani un buon libro o scelto più semplicemente un bel film!

Sempre più a portata di click grazie alle numerose piattaforme e ai siti di streaming e download, le serie tv sono approdate inevitabilmente nelle nostre vite e in quelle degli studenti. Così, sono diventate argomento chiacchieratissimo anche tra i banchi di scuola.

Sicuramente la tesi secondo la quale “I giovani leggono sempre meno e sempre peggio” è tornata alla ribalta con rinnovato vigore.

Ma la battaglia non è persa, au contraire!

Le serie tv come materiale scolastico

Alcune serie tv nascondono un grande potenziale, adatto a essere sfruttato in classe e in molteplici modi come materiale di supporto alle lezioni. 

Si rivelano mezzo utile per migliorare l’apprendimento della lingua inglese o possono riprendere romanzi o fatti storici studiati. Ma, soprattutto, ampliano gli orizzonti trattando temi e situazioni reali o distopiche. Queste possono diventare punto di partenza per riflessioni e dibattiti o, perché no, occasione per la scrittura creativa.

Un esempio concreto e attuale?

Difficile non pensare a Black Mirror, serie televisiva britannica da sottoporre all’attenzione degli studenti delle classi superiori.

Black Mirror

Si tratta di una serie tv antologica, composta cioè da episodi a sé stanti che si risolvono in media nell’arco di 40-60 minuti, presentando personaggi e scenari sempre differenti.

Il filo conduttore dei 19 episodi ad oggi editi è l’incedere e il progredire delle nuove tecnologie. Il titolo Black Mirror si riferisce allo schermo nero di ogni monitor, smartphone o televisore che ciascuno di noi possiede.

Nel corso delle quattro stagioni, vengono ricreate situazioni ambientate nel mondo moderno ma più spesso futuro, sulla base di invenzioni tecnologiche che possono comportare assuefazione ed effetti collaterali inimmaginabili.

La scelta di proporre questa serie tv tra le migliaia disponibili è stata ponderata e ben pensata per la generazione dei nativi digitali, di coloro cioè che accedono al sistema educativo considerando le tecnologie come elemento naturale.

A voi dunque tre proposte tratte da Black Mirror, tre “pugni nello stomaco” che invitano a riflettere concretamente su paradossi sociali e tecnologici non troppo distanti dalla realtà che ci circonda.

15 milioni di celebrità (1×02 – 15 Milions of Merits)

L’episodio è una vera e propria critica ai programmi di intrattenimento, ai reality e a qualsiasi forma mediatica che ci propina contenuti omologando gli spettatori e annientando la vera personalità dei partecipanti.

La trama e l’ambientazione distopica

L’ambientazione è quella di una realtà futura e distopica in cui tutti gli individui devono pedalare incessantemente su delle cyclette per ottenere la valuta Merito. Tale moneta virtuale è necessaria ad acquistare qualsiasi bene di consumo, dal cibo allo spazzolino da denti.

Tutti indossano tute da ginnastica grigie, mentre gli obesi – i cittadini di serie B – ne indossano una gialla, e vengono vessati verbalmente mentre svolgono l’attività di “spazzini” intorno alle macchine.

Tutti possiedono un avatar, personalizzabile attraverso i Meriti.  Tutti sono costantemente bombardati da programmi televisivi e pubblicità che passano incessantemente sui grandi schermi di cui questo mondo è cosparso.

Gli stessi muri delle stanze-cubicolo abitate dai surreali cittadini di questa comunità sono enormi schermi dai quali non è possibile distogliere lo sguardo. Un avviso accompagnato da un rumore fastidioso obbliga infatti a riprendere la visione.

Tutto ha un prezzo

Tramite gli avatar personali, la popolazione partecipa in qualità di pubblico a uno dei programmi trasmessi che vanno per la maggiore, Hot Shots.

Si tratta di un seguitissimo talent-show presenziato da tre giudici che offrono la possibilità ai concorrenti vincitori delle puntate di abbandonare la routine schiavista ottenendo ricchezza e successo.

Alternativa allettante che per alcuni diventa ossessione, e che comporta il pagamento di 15 milioni di Meriti (una cifra spropositata).

Uno dei cittadini, Bing, ha ereditato una grossa somma di crediti e trascorre le giornate nell’apatia e nell’indifferenza più totale. Quello in cui Bing vive è infatti un mondo in cui non succede nulla di vero.

Le cose cambiano quando Bing sente cantare in bagno Abi, una donna dalla voce inusuale a cui decide di donare i suoi Meriti affinché possa prender parte a Hot Shots.

Questa la trama di un episodio che offre tantissimi spunti di riflessione. Difficile ignorare la bibita drogante fatta bere ad Abi un minuto prima di salire sul palco (la Cuppliance, dall’inglese Compliance in a cup, ovvero Adesione in tazza). Spiazzante, poi, il discorso di Bing tenuto davanti ai giudici. Questo in particolare riprende la grande metafora secondo cui tutto ha un prezzo e tutto è commercializzabile, anche l’essere umano.

Orso Bianco (2×02 – White Bear)

L’episodio è una sorta di thriller avente per protagonista Victoria, una donna che si sveglia una mattina seduta su una sedia e priva di ricordi.

Uscendo di casa portando con sé una foto di una bambina che sembra esser sua figlia, inizia disperatamente a cercare aiuto. Ma le persone in strada o aldilà dei vetri delle abitazioni si limitano a filmarla, in silenzio.

E Victoria si accorge presto di essere vittima di una complessa e misteriosa caccia alla donna che coinvolge lo spettatore fin dai primi minuti.

Il sottile confine tra giusta punizione e crudeltà

Il finale è sconvolgente e del tutto inaspettato, qualsiasi congettura smontata in pieno stile Black Mirror.

I temi caldi dell’episodio sono senz’altro l’assuefazione mediatica e la normalizzazione paradossalmente veicolata dalla riproducibilità e dal muto consenso di massa.

Quel che colpisce è che a differenza di altri episodi ci troviamo davanti una realtà agghiacciante non poi così distante dalla nostra.

Orso Bianco porta alla luce la concezione che ciascuno di noi ha, in maniera personalissima, del confine che esiste tra giusta punizione e crudeltà inumana.

Non potendo inquadrare maggiormente l’episodio per evitare spoiler, ne consiglio caldamente la visione!

Caduta libera (3×01 – Nosedive)

Preparatevi ad essere catapultati in un mondo perfetto, pacifico, dai toni pastello. Questo però solo se la vostra popolarità è abbastanza alta!

Quanto siamo disposti a sacrificare noi stessi all’apparenza, per essere apprezzati e riceve un like su Facebook o un cuoricino su Instagram per la gioia delle nostre bacheche social?

È il tipo di domanda che ci si pone durante la visione di un episodio particolarmente interessante e che ha fatto molto discutere.

Un mondo d’apparenza

Siamo in un mondo ovattato in cui l’unica regola è esasperare in positivo la rappresentazione del proprio Io per ricevere 5 stelline e aumentare l’indice di gradimento personale. Tutti possono vederlo grazie a delle speciali lenti che poggiano sulla retina.

Qualsiasi azione, qualsiasi espressione facciale, qualsiasi gesto e qualsiasi parola sarà giudicata e valutata da chiunque, amici e sconosciuti, tramite telefoni intelligenti, sempre a portata di mano.

L’ossessione sociale, la smania di apparire, la paura dell’essere esclusi se non ci si sente come gli altri, il timore del giudizio e la voglia di giudicare.

Il compromettersi con un minimo errore che travolge perché pubblico ed evidente a tutti, complice una visibilità che in un passato senza social non ci saremmo mai sognati di avere.

Queste sono solo alcune delle tematiche che emergono in Caduta libera, e con le quali i nativi digitali – ma non solo – si rapportano quotidianamente, spesso inconsciamente.

Insomma, Black Mirror è un piccolo capolavoro unico nel suo genere, capace di far riflettere profondamente la società post-moderna sul rapporto che intrattiene quotidianamente con una tecnologia che rischia di diventare sempre più disumanizzante.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiara Maraviglia

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