La Madonna degli Aranci
Pittura

Gaudenzio Ferrari: il pittore piemontese del Rinascimento

Uno dei motivi di orgoglio della tradizione pittorica piemontese è senza dubbio rappresentato da Gaudenzio Ferrari (nato a Valduggia intorno al 1475 e morto a Milano nel 1546). Attraverso il suo linguaggio semplice e teatrale, il pittore riuscì a offrire il messaggio religioso con uno stile grazie al quale viene annoverato tra i migliori artisti del XVI secolo.
Ferrari infatti ricopre un ruolo di rilievo tra gli esponenti del panorama della pittura italiana rinascimentale e fu ritenuto uno dei sette “governatori” del “tempio della pittura” insieme a Mantegna, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Leonardo, Raffaello e Tiziano.

Le opere di gaudenzio ferrari

Si pensa che Ferrari abbia esordito accanto a Stefano Scotto, l’artista che sul finire del Quattrocento era impegnato nel cantiere del Duomo milanese. Sicuramente il nome del nostro pittore è legato alla sua produttiva attività in quel di Varallo, dove ebbe modo di esprimere la propria arte nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie e, in particolar modo, nel Sacro Monte.

Il viaggio nell’Italia centrale

Sul finire del Quattrocento, Gaudenzio intraprese un viaggio nell’Italia centrale, soprattutto nel cuore di Roma, alla scoperta dei grandi tesori artistici presenti in quei luoghi.

il viaggio nell'italia centrale di ferrari

Qui il pittore ammirò il Perugino, studiò Luca Signorelli, Pinturicchio e Filippino Lippi. Iniziò inoltre a maturare un’arte che risentiva dell’influenza di Leonardo e della monumentalità delle architetture romane. Ciò si riscontra particolarmente negli affreschi della cappella di S. Margherita in Santa Maria delle Grazie di Varallo.

L’esordio: la fase giovanile a Varallo

È possibile infatti che tra le prime opere della fase giovanile dell’artista ci siano gli angeli musicanti della cappella del Sacro sepolcro della Vergine. La mano sembra essere quella del nostro artista, nonostante il resto della composizione si debba a un maestro milanese.

Nella cappella della Vergine in Santa Maria delle Grazie successivamente il Ferrari eseguì la Crocifissione, opera oggi conservata alla Pinacoteca di Varallo.

la crocifissione opera di Ferrari

Nel primo decennio del Cinquecento il Ferrari iniziò a collaborare ai lavori del Sacro Monte. Sono attribuite al nostro autore le statue lignee dell’Annunciazione e di Gesù che sale le scale del Pretorio.l'angelo annunciante di gaudenzio ferrari

Si tratta di opere che, come si vede, si rifanno al gusto dell’arte religiosa, ma già si intravede un interesse per quella volontà di unire nel proprio genio creativo pittura e scultura, connubio che sarà poi la cifra dei lavori giovanili, sempre a Varallo, di Gaudenzio Ferrari.

Il Sacro Monte di Varallo

Nel 1481 l’artista concepì e iniziò l’opera di grandissima portata del Sacro Monte di Varallo, lavoro che oggi è Patrimonio mondiale dell’umanità. È proprio qui che si attua quell’incredibile capacità di fare incontrare pittura e scultura. Ferrari realizzò statue dipinte e a grandezza naturale, in cui riprodusse il pellegrinaggio in Palestina.

Questa fu l’opera che consacrò Gaudenzio al suo meritato successo. Da notare è la restituzione dell’umanità ai volti e, più in generale, ai personaggi, elemento che risente dell’influsso certamente di Leonardo.

La fase adulta: Vercelli

Nel terzo decennio del Cinquecento, a Vercelli, Ferrari abbandonò, almeno in apparenza, la sua vena architettonica in favore di quella pittorica.

Nel 1529 il pittore venne incaricato di dipingere l’ancona (tavola dipinta, per lo più di altare) della chiesa di San Cristoforo, opera che prese il nome di Madonna degli aranci. La Vergine è rappresentata con uno sguardo dolce e materno che risente, anche in questo caso, dell’influenza di Leonardo. Inoltre, a testimonianza della cultura musicale del Ferrari, gli angeli che attorniano la Vergine col bambino sono rappresentati mentre suonano un liuto rinascimentale e quello che sembra essere la prima attestazione di un violino.

La Madonna degli Aranci

Un’altra opera che senza dubbio merita di essere citata è quella relativa al ciclo di affreschi della Cappella della Maddalena in cui vengono narrati gli episodi della vita della donna.

Grazie all’intervento di Gaudenzio Ferrari, la Chiesa di San Cristoforo viene ascritta tra i luoghi di più grande interesse dell’arte rinascimentale.

Gli ultimi anni di attività

Poco dopo il 1535 Ferrari si trasferì definitivamente a Milano. A partire dal 1537 risulta che il nostro pittore iniziò a collaborare con la Fabbrica del duomo del capoluogo lombardo, ma sono anni in cui le notizie biografiche sul pittore scarseggiano.

Tuttavia sappiamo che già dal primo periodo in cui il Ferrari arrivò a Milano fu considerato uno dei maggiori artisti locali. Gli vennero pertanto commissionati, anche per la provincia, molti lavori, tra cui ricordiamo il Compianto sul Cristo morto, oggi conservato a Torino nella Galleria Sabauda, e l’ancona dell’Assunta per Santa Maria della Piazza a Busto Arstizio.

Nel 1544 realizzò il cartone raffigurante Sant’ Ambrogio e ricevette l’incarico di eseguire l’Ultima cena per la Chiesa di Santa Maria della Passione, a Milano.

l'ultima cena di gaudenzio ferrari milano

Rispetto al famoso cenacolo di Leonardo da Vinci, in questo dipinto Ferrari opera una grande innovazione che rivela gli influssi del manierismo e del naturalismo lombardo. La scena, realizzata con colori molto vividi e accesi, non è rappresentata in orizzontale, ma è vista attraverso uno scorcio in cui, grazie alla prospettiva adottata, l’occhio dello spettatore corre immediatamente verso il centro, in cui è posto Gesù. Questo effetto è reso possibile anche grazie alla presenza della finestra alle spalle del Cristo, in cui viene offerta una veduta architettonica.


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5 commenti

  • filorossoart

    Arte sacra. trreno difficile e scivolooso, complimenti per averlo afrontao aggiiungendo un consiglio per le futurre analisi.

    Per l’Arte Sacra, i devoti avevano una sacralità e spiritualità talmente elevata che l’artista non poteva deludere i fedeli. L’artista veniva messo alla prova non solo come mestierante ma anche come fedele. Quella fede ora è scemata e il quadro iconoclasta è scivolato in raffigurazione di un mistero, ma venendo a meno la fede, nessun critico si è messo di santa lena a raddrizzare il concetto d’Arte come ispirazione divina, ma eredi di una cultura alla quale non credettero più . E’ vero, il popolo fedele era analfabeta e quel “sentito dire” del Reverendo oggi è possibile scavalcarlo leggendo interamente i testi ispiratori di tanta raffigurazione d’Arte. Il Barocco fu il primo dissacratore della figura iconoclasta, da li i po,i il mistero è diventato teatro, set di posa, fotografico e cinematografico. L’Arte prendeva una svolta decisiva, stava covando qualcosa che sarete venuto avanti da li a poco, impossessandosi essa della realtà. D’altra parte, la peste, fu la dimostrazione che quel Dio adorato non corrispondeva alla “realtà” immaginata e che davanti alla Morte tutti gli esseri viventi erano uguali. Con il Barocco comincia la guerra dell’uomo contro la Morte. Solo con tanta sfida medica sarebbe stato possibile la resurrezione della carne e i miracoli. Le preghiere non bastavano più. L’arte divenne “reale” e solo per i reali. Apparvero i set dove la nuova borghesi (i nati nei borghi) sedevano in prima fila come dei privilegiati in tutta la loro sontuosa magnificente moda estetica, ricchi per avere dalle divinità quelle grazie di cui essi si sarebbero vantati ed abbelliti, (vedi i protestanti) diventando il potere non più ecclesiastico ma ferocemente monarchico, baronale ed espansionista, atto alle conquiste. La pittura fu libera di spaziare e travisare ogni sacralità imponendosi non più iconoclasta ma illustratrice. Il resto vien da se.

    arriciao

  • gate io

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